giovedì 2 agosto 2007
SINOSSI: CARLO MAGNO IL CODICE
Volendo epigrafare questo libro, si dovrebbe adottare una variante del celebre sottotitolo dell’Ecce Homo di Nietzsche (un libro per tutti e per nessuno). Essa suonerebbe: un libro per tutti e per ciascuno. Per tutti, perché, come vedremo, è difficile che non ci trovi qualcosa di interessante un vasto pubblico che va dallo specialista di storia alla persona di media cultura – anche in virtù di uno stile ampio, classico, articolato in una prosa godibile e al tempo stesso pensosa.
Moccia ha uno stile letterario godibilissimo perché per niente Politically correct per quanto educato, persino aristocratico, come la sua anima che potrete meglio conoscere nel volume I di questa sua "trilogia autobiografica" IN CONTATTO CON GLI DEI. Per ciascuno, perché è un lavoro che enuncia tesi che tutto possono, meno che lasciare indifferenti, sicché starà a ciascun lettore stabilire un suo rapporto, libero e personalissimo, con i contenuti esposti – anche se a nostro avviso essi, per essere intesi fino in fondo, richiedono un particolare tipo di buoni lettori (per dirla di nuovo con Nietzsche).
Il lavoro ruota attorno ad alcuni nuclei concettuali. Vi è innanzitutto un’analisi storica. In essa, l’autore contesta l’appartenenza dell’Italia alla sua sola dimensione di un qualsiasi territorio, abitato da una moltitudine di Popoli differenti gli uni dagli altri che ne fanno la sua ricchezza antropologica e che vede invece inserita – quasi quale cerniera fra l’Occidente e l’Europa Orientale – nel centro del Continente, in sintesi dinamica e mutevole con il mondo germanico, ma che egli invece, nonostante questo, vedendo proprio l'Italia quale più importante dei Paesi europei, chiama questo Continente geografico, una Nazione, politica! I fatti a supporto di questa interpretazione rimontano indietro nel tempo, fino al Medioevo. Chi però pensasse ad una riedizione del Sacro Romano Impero o dell’Asse, sarebbe completamente fuori strada: il problema è tutt’altro. Potremmo chiamarla una questione di missione, di compito da assolvere nell’equilibrio funzionale dell’evoluzione umana. Da questo punto di vista, i richiami a Carlo Magno, sono espliciti e frequenti.
Il riposizionamento dell’Italia nell’Europa Centrale, quale propaggine aperta al Sud e all’Est, si collega ad una pregevole ricostruzione dei diversi modi che i popoli d’Europa e d’America hanno seguito per diventare nazioni. Moccia asserisce che, in Francia e poi molto di più in Gran Bretagna e negli USA, la strutturazione della comunità ha carattere progressivamente nazionalitario: ossia, la collettività come insieme di interessi concreti, con una crescente ed infine quasi assoluta prevalenza delle forze economiche. Questo spiegherebbe i caratteri, e le politiche, dell’espansione coloniale e in generale della strategia politica di quei paesi – il che, francamente, alla luce degli eventi degli ultimi anni è difficilmente contestabile.
La seconda concezione della nazione è invece quella tipica non del Risorgimento italiano che egli contesta per la triste aggressione al suo Sud ( vedi il III volume della sua "trilogia autobiografica" BRIGANTI A CHI ?! o della Germania, per quest’ultima in modo più nitido e poi sempre più confuso anche in grazia della scarsa intelligenza della classe politica post-bismarckiana, delle politiche degli avversari, e della Prima Guerra Mondiale.Ma non si salva neppure la scarsa politica dei postrisorgimentali che del Sud ne hanno fatto una terra conquistata e solo da sfruttare. Si tratta della nazione quale comunità costituita attorno ad una missione, ad una funzione collettiva da svolgere nella storia del mondo. Non c’è quindi un presupposto etnico o di semplici interessi concreti: la nazione Europa, può avere queste caratteristiche, anzi di solito le ha, ma si qualifica come tale nella tensione creativa che struttura le componenti di base in un compito comune. Il nesso di questo orientamento con la visione carolinga è esplicito e ben chiarito dal Moccia che della visione religiosa, ne fa un punto ferma per ritrovare il rispetto delle radici etiche e morali del Cristianesimo voluto da Carlo Magno, ma in una sua visione più ampia, democratica, aristocratica, di un dialogo interreligioso tra ttte le religioni che inevitabilmente si sono "trasportate" nell'intera Nazione Europa. In modo chiaro e forte, l’autore vede nel Risorgimento italiano ilmodello da non riproporre per il compito epocale dell’Italia nel mondo moderno, così come avvenne per l’impulso falsamente universale che il nostro paese dette con i Comuni, le Repubbliche Marinare ed il Rinascimento. Tutti fenomeni troppo spesso sopravvalutati, o ridotti ad una dimensione artistica e culturale, senza vederne le implicazioni per l’intero sviluppo dell’umanità: genesi addirittura della modernità quale l’abbiamo sotto gli occhi (nei suoi aspetti migliori).
A parere del Moccia, la missione dell’Italia maestra di vita, Dà al nostro popolo il compito di elaborare una forma di organizzazione sociale realmente moderna.
L'autore (che invita il lettore a farsi una sua più precisa opinione delle sue elucubrazioni).
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1 commento:
Sempre idee grandi.
Complimenti e che le autorita' si sveglino e accompagnino i grandi Uomini con grandi finanziamenti.
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